Intervista al presidente Ceriscioli
In che veste e con che proposte la Regione Marche parteciperà alla vetrina internazionale di Fico?
Le Marche vogliono partecipare da protagoniste all’interno del parco dell’agroalimentare italiano più grande del mondo, perché sono la regione simbolo della meraviglia della biodiversità del Paese e FICO rappresenta un contesto unico, che unisce coltivazione, produzione, ristorazione, commercializzazione, studio, ricerca, didattica, cultura, divulgazione e conoscenza del meglio del nostro Paese, dal campo fino alla forchetta. Siamo presenti con uno stand per dare la spinta anche alle aziende che hanno voluto credere ed investire in queste kermesse. La Regione Marche a FICO c’è, dunque, con le sue eccellenze enogastronomiche e agroalimentari, da sempre biglietto da visita di un territorio che ha fatto della qualità la sua scelta di campo. Partecipiamo con convinzione a questa iniziativa, che presenta e valorizza il meglio delle nostre produzioni, una serie di eccellenze di indiscussa qualità, libere dagli ogm e con filiere sempre tracciabili. Territorio, cultura, cibo, paesaggio, sono gli aspetti chiave del nostro stile di vita e, al contempo, di quello stile di vita italiano che rappresenta il valore più apprezzato nel mondo.
Da quali motivazioni nasce la scelta di prendere parte all'evento?
La scelta di esserci è frutto di un percorso consapevole di valorizzazione del nostro territorio e delle sue ricchezze enogastronomiche, che costituiscono un tutt’uno con la storia, le tradizioni, l’arte, la cultura più profonda di questa regione, dove la natura si manifesta in tutte le sue forme, dal fascino del mare, alla dolcezza delle colline, fino all’incanto delle montagne. Una regione che, oggi più che mai, messa alla prova dalle pesanti conseguenze di un sisma senza precedenti, ha scelto di rialzarsi, subito, anche se tra mille difficoltà, senza perdere nessuna occasione di rinascita. Fico Eataly World è una occasione. Una occasione importante, perché è il luogo che coniuga l'esperienza della bellezza in ogni sua forma, dall'arte all’enogastronomia, dalla storia all'agricoltura, dal gusto alla natura. E vuole raccontarla al mondo. Di questo noi, oggi, abbiamo bisogno.
Cosa vi aspettate a caratteri generali dalla kermesse?
Le Marche partecipano con entusiasmo a questo progetto, che nasce e si sviluppa a pochi chilometri dai confini regionali. Le ricchezze e le peculiarità enogastronomiche sono per le Marche, in questo momento, sinonimo di continuità, soprattutto dopo il sisma. Il turismo enogastronomico è un segmento di mercato interessante, che, da diversi anni, in Italia registra un’importante crescita e che proprio per questo motivo può essere per la regione volano della ripresa.
Fico potrà servire per rafforzare la filiera del territorio e fornire modelli esportabili anche all'interno di eventi realizzati nelle Marche?
Perché no? Quella di Fico è un’esperienza innovativa, a noi prossima territorialmente, a cui guardiamo con molto interesse. La Regione Marche investe nella qualità del territorio risorse importanti. Una qualità a 360 gradi che privilegia le bellezze naturali, le produzioni tipiche, i beni culturali. L’obiettivo è quello di promuovere una realtà che ha sempre fatto della pluralità il proprio punto di forza.
E’ un'occasione per valorizzare e far scoprire ancora di più le eccellenze gastronomiche del territorio marchigiano?
Mercato e sostenibilità sono sinonimi dell’agricoltura biologica: un settore in continua crescita a livello europeo, con 268.665 aziende attive e un fatturato superiore ai 25 miliardi di euro. In Italia gli operatori certificati sono 60 mila. Nelle Marche il numero di imprese è in crescita. Oggi raggiungono quasi quota 2.700, con 63 mila ettari di terreno coltivato. Una quota anch’essa in crescita in termini di superficie agricola utilizzata. La vendita dei prodotti biologici marchigiani è in crescita in tutti i canali di distribuzione. Per questo la partecipazione alla kermesse bolognese accrescerà ulteriormente le nostre chance.
Fico può contribuire almeno in parte a rilanciare la Regione, anche in luce degli eventi sismici che hanno flagellato il territorio nell'ultimo anno?
Per noi è assolutamente essenziale sostenere la ripresa economica e sociale delle aree rurali colpite dal sisma, valorizzando le produzioni locali, promuovendo lo sviluppo turistico e garantendo i servizi essenziali alla popolazione. La vocazione delle aree colpite dal sisma è strettamente legata allo sviluppo rurale, alle forme di turismo legate all’ambiente, alla sostenibilità, ai prodotti enogastronomici. A quello stile di vita che cerca nella natura e nella genuinità quell’equilibrio alternativo alla vita spesso frenetica dei grandi centri urbani. Per questo puntiamo sulle misure più rilevanti, a sostegno degli investimenti produttivi delle aziende agricole e agroalimentari, all’insediamento di giovani agricoltori, alla multifunzionalità dell’azienda agricola, alle azioni di certificazione, informazione e promozione dei prodotti di qualità.
La città del cibo potrà servire da trampolino di lancio per altri progetti futuri?
Magari di collaborazione con la Regione Emilia-Romagna L’Emilia Romagna è terra amica, oltre che vicina. Ha mostrato e mostra grande solidarietà verso le nostre popolazioni colpite. Penso che tutto ciò aggiunga linfa ad una collaborazione che è ed è stata sempre proficua.