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martedì 19 dicembre 2023  05:29 

“L’approvvigionamento idrico della Provincia di Pesaro Urbino dipende in maniera significativa dagli invasi Enel localizzati lungo l’asta dei Fiumi Candigliano e Metauro, quali quelli del Furlo, di San Lazzaro e di Tavernelle che forniscono alla rete idrica della Provincia fino ad un massimo di 600 litri/secondo, con una media circa 25mila metri cubi di acqua al giorno”. A dichiararlo attraverso una nota è l’assessore regionale alle Risorse idriche e Protezione civile Stefano Aguzzi. 
“Enel in alcuni periodi – prosegue la nota di Aguzzi - interrompe la produzione di energia elettrica per supplire alle necessità di approvvigionamento idropotabile. Questi invasi presentano attualmente  1,5 milioni di metri cubi di sedimenti che sottraggono volumetrie all’acqua, che significa quasi due mesi di approvvigionamento idrico indispensabile per far fronte alle sempre più frequenti stagioni siccitose. E’ evidente che attuare interventi di sfangamento e sghiaiamento diventa di fondamentale importanza per garantire la continuità del servizio essenziale più importante per l’intera comunità. Il primo Piano Operativo approvato lo scorso 12 dicembre dalla Regione Marche stabilisce l’inizio delle operazioni di rimozione dei sedimenti. Il Piano è stato approvato a seguito di una lunga interlocuzione con molti soggetti istituzionali che hanno dato un grande apporto per integrare le esigenze di recupero delle volumetrie in sicurezza con tutti gli aspetti ambientali e paesaggistici che caratterizzano l’area della Riserva Nazionale della Gola del Furlo. Il Piano tiene conto della caratterizzazione dei sedimenti, delle modalità di accesso all’area, di rimozione e luogo di destino, della possibilità di valorizzazione del sedimento grossolano, della tutela della fauna e della flora protetta, nonché delle operazioni di ripristino e di monitoraggi ambientali. Spetta ora a Enel dare seguito alle attività conseguenti e i lavori per la rimozione dei primi 75mila metri cubi sono previsti per la primavera estate del 2024. La strategia di recuperare le grandi volumetrie già esistenti sul territorio regionale piuttosto che ipotizzare la realizzazione di nuovi piccoli invasi (peraltro di difficile gestione), sembra la via più breve per adattarsi ai cambiamenti climatici. L’uso molteplice dei grandi invasi (idropotabile, irriguo, energetico, laminazione delle piene) è una delle azioni da realizzare con attenzione, ma con decisione e velocità”.