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18/11/2002

UN PATTO PER LA MONTAGNA “SALVAGUARDATA” . Firmato a Camerino nella Giornata conclusiva dell'Anno internazionale delle Montagne.

Camerino. Si conclude con un Patto, l’anno internazionale delle montagne nelle Marche, per proseguire, quattro anni dopo, nel cammino delineato dalla Carta di Fonte Avellana firmata nel 1998. Data in cui ha cominciato simbolicamente a segnare il tempo, l’Orologio della Montagna che oggi può certamente spostare le lancette in avanti. Un atto concreto, quindi, che suggella l’impegno della Regione e dell’UNCEM per lo sviluppo della montagna. “Alleanza strategica”,con il coinvolgimenti degli altri soggetti istituzionali della regione, come è definita nel protocollo di intesa, per rilanciare le garanzie per una “montagna salvaguardata” che sia risorsa per l’intera regione. L’anno della Montagna è stato onorato nelle Marche con un approfondito percorso di confronto e dialogo con il territorio: da Fonte Avellana ad Amandola, da Urbino a Fabriano e infine, oggi, a Camerino, come esempio di valorizzazione altamente qualitativa del proprio patrimonio e territorio, sottolineato anche dal sindaco Mario Giannella nel suo intervento di saluto. L’obiettivo generale del documento di intesa - siglato dal vicepresidente e assessore regionale agli Enti locali, Gian Mario Spacca e da Assunta Paci, presidente dell’UNCEM Marche, nella splendida cornice del Teatro Filippo Marchetti- è quello di “consolidare e rivitalizzare il tessuto sociale , economico, culturale dei territori montani, nel quadro dello sviluppo sostenibile, "dando così l’avvio ad una sfida economica e culturale di vastissima portata". Al primo punto del documento è scritto l’impegno a far riconoscere nel nuovo Statuto regionale, la specificità dei territori montani e il loro valore per la collettività marchigiana nonché il ruolo essenziale delle Comunità montane, enti locali e Unione dei Comuni, nel processo di cooperazione istituzionale, sviluppo e tutela della montagna. Nell’ottica della partecipazione e della concertazione diffusa ci sarà l’istituzione di una Conferenza permanente della Montagna, come momento di confronto e coordinamento fra i territori e gli interventi da attuare, di un tavolo tecnico–politico per la revisione della legislazione regionale e nazionale sulla montagna. Saranno , inoltre, studiate le modalità per restituire alla montagna parte delle risorse che derivano dall’uso del territorio ( idriche, energetiche, ecc.), così come per attivare meccanismi di riorientamento della spesa per la prevenzione del dissesto idrogeologico e tutela del territorio, con riconoscimenti economici all’opera di salvaguardia svolta dalla popolazione residente. La Regione trasferirà inoltre i beni demaniali forestali alle Comunità montane. Infine, sarà sostenuto un piano di infrastrutturazione informatica pluriennale che interesserà nel corso degli anni l’intero territorio montano della regione. Soddisfatto il vicepresidente Gian Mario Spacca , assessore agli enti locali, promotore del Patto insieme ad Assunta Paci:“ Sono felice – ha detto Spacca- che oggi diamo contenuto agli impegni assunti nel corso dei vari confronti che hanno preceduto questa giornata conclusiva. Del resto ho sostenuto più volte la necessità di una politica pattizia , anche tra comuni, perchè la reciprocità consente di dare e ricevere il meglio delle varie specificità . Anche e soprattutto per cogliere rapidamente le opportunità di rinnovamento culturale che la tecnologia ci offre. La rete è, infatti, uno straordinario strumento di collegamento, di dialogo e di ottimizzazione dei servizi. Per questo la Regione si impegnerà a “costruire autostrade informatiche” che superino gli ostacoli geografici della montagna. L’innovazione è il concetto –chiave per aumentare lo sviluppo e fare sistema. Un sistema – ha ribadito il vicepresidente - che non dimentichi ma che, invece, sia portatore di quei principi sanciti dalla Carta di Fonte Avellana e che sia consapevole che, per crescere , occorre comunque una concertazione, concetto abusato ma sempre valido e che assume un significato particolare nel Tavolo interdisciplinare di Fonte Avellana. Perché è dalla capacità di intepretare i bisogni del territorio e di condividere le scelte che si misura l’efficacia di un sistema.“ “Questo protocollo – ha detto Assunta Paci- è la sintesi delle istanze emerse dai territori montani e dall’intelligente serie di incontri che si è svolta sul ruolo della montagna per l’intera collettività. Un approccio nuovo , una mentalità diversa che si richiama non genericamente alla montagna come aree depressa da assistere, ma valorizza la specificità di un territorio dove risiede circa il 20% della popolazione regionale nel 60% del territorio. Vi sono realtà forti in montagna, ma purtroppo anche aree deboli ed è a queste che dobbiamo pensare. La Comunità Montana ha svolto in questo senso un lavoro importante, ascoltando e interpretando i bisogni della popolazione, rispondendo con forme associate di gestione dei servizi, facendo in modo di mantenere livelli adeguati alle esigenze e soprattutto, armonizzando le realtà e dando coesione al territorio per poi far emergere i valori di ciascuna identità.” Il concetto di sistema è stato ripreso anche dall’assessore regionale all’Ambiente Roberto Ottaviani che ha presieduto questa giornata conclusiva dal titolo “ La Montagna marchigiana. Il cammino percorso , gli impegni da assumere.” “Occorre ripensare ad un sistema di rete - ha detto- dove tutti siano compartecipi. Del resto si è colta nei diversi incontri una forte volontà di rilancio, un’attenzione evidente che investe tutte le istituzioni, riconoscendo il ruolo fondamentale delle Comunità montane in questo processo di sviluppo. Ma per rilanciare il progetto bisogna anche riflettere sugli ambiti ottimali e su una efficace organizzazione amministrativa ,”sul chi fa che cosa”, evitando il rischio di sovrapposizione di livelli governativi. Abbiamo il dovere di semplificare la vita al cittadino e di privilegiare rapporti diretti e dare chiari punti di riferimento. “ L’assessore al Turismo Lidio Rocchi, ha sostenuto la necessità di integrazione tra costa ed entroterra già avviata dalla Regione, ma non sempre colta come fattore di sviluppo dai territori montani “ non in competizione ma insieme- ha sostenuto-, soprattutto in materia di aumento della recettività turistica e recupero dei borghi storici con la finalità di creare un’offerta qualitativa che il turista chiede sempre più frequentemente.” Tra gli altri interventi , quello del presidente della Provincia di Macerata, Sauro Pigliapoco che ha sottolineato, dopo l’illustrazione di un quadro operativo degli interventi da parte dell’amministrazione provinciale , come queste iniziative di incontro abbiamo creato un “humus fertile” per rivitalizzare il tessuto socio-economico dei territori montani e per creare le premesse per uno sviluppo ecosostenibile. Quindi Enzo Giancarli, presidente della provincia di Ancona e il presidente della Comunità montana di Camerino, Mauro Falcucci che ha evidenziato come l’abbandono della montagna provoca disastri per tutto il territorio e inoltre, il ruolo di tutela del territorio svolto dalla popolazione montana, nonché l’esigenza di applicare un vero sviluppo ecosostenibile come eredità da lasciare alle nuove generazioni. Dom Salvatore Frigerio, presidente del Collegium Scriptorium di Fonte Avellana, ha ribadito il valore della Carta di Fonte Avellana come pietra miliare nel processo di cambiamento dal concetto di montagna “problema “ a quello di “opportunità” e risorsa. “La Carta insegna soprattutto ad ascoltare tutto e tutti e invita ad approfondire i temi, a non intendere la montagna come ‘riserva indiana’ ma il risultato di testimonianze, ricerche, fatiche, lotte e successi e a progettare per il futuro.” La giornata è stata caratterizzata anche da esperienze nazionali ed internazionali. Sono intervenuti infatti, anche lo spagnolo Dionisio Miguel Recio direttore generale della Fondazione SIGLO della Giunta de Castilla y Leon e Francesco Pifferi della Comunità montana della Garfagnana che ha sottolineato come in Toscana si punti ad una valida immagine complessiva, attraverso i valori e i marchi di qualità della montagna soprattutto nelle produzioni tipiche . (ad’e) Sintesi statistica - Fonte : Servizio Sistema Informativo Statistico- Regione Marche I dati negli ultimi dieci anni. Il saldo migratorio compensa quello naturale negativo. Il saldo totale è, quindi, positivo. Il terziario-industria: diminuiscono le unità locali, ma aumentano gli addetti. Grado di montanità dei comuni: Più del 50% dei comuni marchigiani, precisamente 124, non appartiene a Comunità montane, ma ben il 41,5%, pari a 102 comuni è totalmente montano, mentre l’8%, parzialmente montano ( 20 comuni). Nonostante quindi 180 chilometri di costa marchigiana , 122 su 246 comuni sono definiti montani. Popolazione- Pochi abitanti ma tendenza in aumento: Del milione e 463 mila abitanti nella regione, 1.117.723 persone non vivono in comuni montani. Una quantità che percentualmente corrisponde al 76% della popolazione totale. Il 18 per cento vive nei 102 comuni totalmente montani e cioè 268.129 persone e il 5,3% nei 20 parzialmente montani. Vive in montagna quindi il 23,6% della popolazione corrispondente a 346.145 persone. Certamente pochi gli abitanti nelle zone montane rispetto al numero dei comuni, tuttavia la popolazione residente nell’insieme dei comuni montani è aumentata nel decennio considerato ( 1991-2001) registrando un + 0,46% dopo che nei due decenni precedenti era costantemente diminuita. Un dato però ancora negativo nei comuni al di sotto dei 3000 abitanti dove la popolazione è ulteriormente diminuita nel decennio 91-2001 del 2,8%. In particolare, nei comuni al di sotto dei 3000 abitanti risiede 1/3 della popolazione montana. La famiglia “montana” : il numero totale delle famiglie residenti nei territori montani è costantemente aumentato negli ultimi trent’anni e così pure nei comuni minori, passando da 40.937 del 91 a 42.798 dell’ultimo censimento 2001. La dimensione media è passata da 3,5 componenti del 71 a 2,6 del 2001. In generale nelle Marche la composizione media nel 2001 è di 2.7 ( 3,6 nel 71) in linea con quella nazionale. Fasce d’età: nel decennio 1991-2001 l’indice di invecchiamento , cioè abitanti al di sopra dei 65 anni, è passato dal 21,21% al 24,25% nei comuni fino a 3000 abitanti; in quelli con più di 3000 abitanti dal 18,6% al 21,9%. Nascono pochi marchigiani in montagna: nel 1991 sono nati nei territori appartenenti alle comunità montane 3029 bambini, nel 2000, nelle stesse zone, i nuovi nati sono diminuiti a 2719; negli altri comuni non montani dieci anni fa sono stati 9.056, mentre 9730 i nati nel 2000. In totale nelle Marche il dato è però in crescita per il 2000: infatti nel 91 sono nati in totale 12.085 bambini, mentre nel 2000 ne sono nati 12.449.. Saldo naturale nei comuni montani ( differenza tra nascite e morti): Nelle Marche il 2000 come il 1991 ha registrato un valore inferiore a zero ( -1,76% nel 91 e –2,09 nel 2000) . Una voce negativa quindi nella variazione demografica. Nei comuni montani si accentua la tendenza negativa: -4,20 nel 91 fino a raggiungere - 4,38 nel 2000. Saldo migratorio ( differenza iscrizioni e cancellazioni al registro anagrafico anche per cambiamenti di residenza): è stato positivo nel 2000 nei comuni montani ( 7,7 per mille) , più che raddoppiato rispetto al 91 ( 3,2) in linea con quello dell’intera regione. Un dato che compensa il saldo naturale negativo. Perciò il saldo totale è positivo nei comuni montani, pari a 3,4 per mille , contro un saldo negativo del 91 pari a –1 per mille. Nelle Marche il saldo totale del 2000 è 5,6 per mille abitanti. Addetti all’industria e Servizi nei comuni montani, segno positivo: un incremento consistente caratterizza la situazione del 2001 di addetti a industria e servizi rispetto a dieci anni fa, confermato anche dal rapporto con il numero dei residenti ( 31,7% nel 91 contro 38,2% del 2001). In particolare nel 2001 nei comuni montani,gli addetti sono 132.112, dei quali 97.669 nei comuni sopra i 3000 abitanti e 34 mila circa in quelli minori. Le Unità locali (luoghi in cui si esercitano una o più attività economiche - N.B. non sono considerati in questa indagine i servizi di pubblica utilità e le associazioni no profit): Tra i due censimenti si è registrata una flessione di unità locali di industria e servizi pari al 4,3%, pur con il contestuale aumento del numero degli addetti. In valore assoluto nei comuni montani le unità locali erano 31.708 nel 91, mentre nel 2000 sono calate a 30.339. La considerazione più immediata è che le aziende esistenti sono probabilmente cresciute in dimensione. Nei comuni piccoli la flessione è ancora più accentuata ( -14%) pur sempre con aumento degli addetti. Complessivamente il numero delle unità locali dei comuni montani è diminuito, oltre che in valore assoluto, anche in rapporto al numero dei residenti ( dal 9,2% del 91 all’8,7 del 2001) nonostante sia aumentato in valore assoluto. (ad’e)