EMERGENZA
PESTE SUINA AFRICANA

CASO DI PESTE SUINA AFRICANA IN PIEMONTE:
DI CHE COSA SI TRATTA E COME POSSIAMO CONTENERE L’EMERGENZA?

Peste Suina Africana (PSA): di che cosa si tratta?

Nella prima settimana di Gennaio 2022 è stato registrato in Piemonte il primo caso di peste suina africana. La peste suina africana (PSA) è una malattia virale molto contagiosa con un tasso di mortalità che può raggiungere il 90%

 

NOTA BENE: LA MALATTIA COLPISCE ESCLUSIVAMENTE SUINI E CINGHIALI E NON SI TRASMETTE ALL’UOMO.

 

Non esistendo ancora né un vaccino, né una cura mirata, contenere la sua diffusione risulta complicato. La malattia non rappresenta solo un rischio per i suini ma per tutto il settore impegnato nella lavorazione delle carni. Il virus, infatti, persiste anche in carni congelate per anni. I soggetti colpiti muoiono in meno di due settimane indeboliti dalla malattia e dai suoi effetti come forme acute di vomito e diarrea.

Perché potrebbe interessare la nostra economia?

 

L’indice di sopravvivenza è bassissimo. Vien da sé che risulta difficile che questa malattia si propaghi facilmente per mezzo degli animali stessi. La diffusione, infatti, è spesso dovuta agli spostamenti inconsapevoli di carichi merci che inconsapevolmente distribuiscono il virus su altri territori. Per questo, la capacità di infezione potrebbe portare a forti restrizioni commerciali di prodotti per evitare la diffusione del virus.

 

L’esperienza che abbiamo tutti, nostro malgrado, acquisito negli ultimi due anni di gestione della pandemia da Covid-19 ci insegna come sia sufficiente uno spostamento, un contatto non sicuro, per poter contrarre e moltiplicare il contagio. Ciò vale anche per il materiale la macelleria infetto

Come si è diffuso?

 

La PSA è endemica in Sardegna e nelle regioni sub-sahariane del continente africano. Vediamo il suo percorso negli ultimi anni:

• 2007: il virus fa la sua comparsa nelle regioni caucasiche (Georgia, Armenia, Azerbaigian) e, successivamente, in Russia, Ucraina e Bielorussia.

• 2014: il virus raggiunge l’est dell’Unione Europea (Lituania, Paesi Baltici, Polonia).

• 2016/2018 (Moldavia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, Bulgaria, Belgio.

• 2018: viaggi in Cina per propagarsi nel sud Est asiatico e nell’Oceania.

• 2019/2020: Serbia, Grecia e Germania si sono uniti agli altri paesi già infetti in Europa.

• 2021: paesi dell’America come Repubblica Dominicana e Haiti.

• 2022: l’arrivo in Italia identifica il nostro paese come l’ultimo territorio europeo coinvolto dall’ondata epidemica, proprio dove il primo caso è stato confermato nel comune di Ovada (Alessandria). Altri due casi sono stati poi rilevati a Fraconalto e Isola del Cantone (in provincia di Genova) tra il 6 e l’11 gennaio. La zona istituita coivolge all’incirca 70 comuni tra Piemonte e Liguria.

Il contagio tra specie animali:

L’infezione e la sua trasmissione è agevolata dalla grande capacità del virus di rimanere nell’ambiente. Il contagio può avvenire con tre modalità:

• Contatto con altri animali infetti.
• Contatto con oggetti come attrezzature agricoli, attrezzi da caccia, abbigliamento.
• Ingestione di carni e prodotti a base di carni contaminate.

Ripetendo il concetto che l’uomo non può infettarsi, ribadiamo però la possibilità ch’egli possa fungere da veicolo passivo del virus infettando gli animali ad esso vicini.

Manifestazioni della malattia

La peste suina può presentarsi con morte improvvisa senza sintomi. Allo stesso tempo può manifestare la propria presenza con la comparsa di febbre alta, scarso appetito, emorragie cutanee presenti in:

 

• Estremità degli arti
• Orecchie
• Organi interni

 

Per le specie colpite la letalità raggiunge quasi il 100%.

Per ora, nei paesi dove la malattia non si è ancora manifestata, la prevenzione si basa su politiche di importazione. Se il rischio si fa elevato possono essere bloccate le esportazioni di suini vivi e prodotti a base di maiale o cacciagione come il cinghiale. Non deve mancare il controllo veterinario alle frontiere ed un corretto smaltimento dei rifiuti alimentari dai veicoli provenienti da paesi che hanno rilevato il propagarsi dell’infezione.

Piano di sorveglianza Nazionale
e manuali operativi.

Per quanto riguarda i dati attuali, nella situazione epidemiologica in cui si trova il nostro paese, serve aumentare la sorveglianza passiva in grado di agevolare una risposta pronta in caso di comparsa del virus sul territorio nazionale continentale. 5 punti fondamentali enunciano gli obiettivi del piano nazionale attualmente in essere:
• Sorveglianza passiva nelle popolazioni di cinghiali
• Sorveglianza passiva negli allevamenti di suini
• Controllo numerico della popolazione di cinghiali
• Verifica dei livelli di applicazione delle misure di biosicurezza
• Formazione ed informazione degli stakeholders

Ogni cinghiale ritenuto morto, incidentato o abbattuto in condizioni particolari viene esaminato attraverso uno specifico campionamento. Allo stesso tempo viene messa in atto una sorveglianza anche nel settore suinicolo domestico. Ciò avviene attraverso due campionamenti a settimana per ogni regione di capi morti secondo criteri di rischio identificati dal piano.
In questo momento è fondamentale tenere alto il livello di allerta in caso si presentino cinghiali ritenuti morti per la malattia o in caso di sospette infezioni negli allevamenti suini. La check list presente nel sistema Classyfarm permette di verificare tutte le misure di biosicurezza.
Sulla piattaforma VETINFO (help desk telefonico 800 08 22 80), dove è possibile scaricare le schede di prelievo per selvatici e domestici.
Le modalità operative per l’applicazione del piano sono contenute all’interno delle linee guida elaborate in collaborazione col CEREP. Contestualmente, il Piano contiene misure di eradicazione in Sardegna, allo scopo di concludere il percorso di lotta alla malattia iniziato nella Regione da alcuni anni e avviato alla fase conclusiva. Il Ministero della Salute trasmette il Piano in data 21.01.2020

Piano regionale per la sorveglianza

Visto che Si tratta di un focolaio rinvenuto nel mondo animale selvatico, è necessario sin da subito prestare il massimo livello di attenzione per tutti i fruitori del bosco, campi ed aree boscate in genere. La Regione Marche invita i suoi cittadini, in particolare escursionisti, fungaioli, cacciatori e tartufai, a segnalare eventuali rinvenimenti. L’azione congiunta di istituzioni e cittadini può tracciare e bloccare in maniera tempestiva il propagarsi dell’epidemia che non colpisce l’uomo ma suini e cinghiali. La malattia è molto pericolosa per gli animali colpiti che possono trovare la morte se affetti. Non vi è, infatti, ancora alcun trattamento o vaccino. Il suo propagarsi potrebbe portare a pesanti conseguenze sull’economia dei territori e nazionale, dipese dagli elevati costi di eradicazione della malattia e al fermo dell’export verso l’estero.

Cinghiale morto o resti di cinghiale? Contatta l’asl della Regione Marche

La Regione Marche risposte all’incombere di questa possibile emergenza invita a mettersi in contatto con il Centro Recupero Animali Selvatici CRAS ai seguenti numeri:

 

• Per le Provincia di Pesaro e Urbino ed Ancona 366 7786450 / 366 7786451
• Per la provincia di Fermo, Macerata ed Ascoli Piceno 380 7989879

Il CRAS provvederà a coordinarsi con i servizi veterinari di sanità animale ASUR competenti per territorio regionale già preallertati con nota regionale interna. Si invita quindi tutti a contattare i numeri sopracitati, indicando la propria posizione geografica e immortalando il ritrovamento con il proprio cellulare per inoltrarlo alle autorità competenti. In questo preciso istante, pur non essendo la Regione Marche direttamente coinvolta nel caso specifico, tuttavia trattandosi di un caso di rilevanza Nazionale, siamo in attesa di ricevere le linee guida dalla Presidenza dei Consiglio dei Ministri che sancirà il comportamento specifico da tenere in merito.

Come si combatte la malattia

Per contenere ed eradicare il virus, tutti i programmi regionali si basano sulla segnalazione fatta ai servizi veterinari USL di suini o cinghiali morti per l’esecuzione degli esami diagnostici. Inoltre, si rileva necessaria l’impiego di drastiche misure di controllo come zone di controllo della malattia e restrizione del movimento di suini da allevamento. De-popolamento di esemplari e disinfezione degli spazi deve essere predisposto negli allevamenti colpiti. Ciò per scongiurare il pericolo di propagazione del virus ad altre strutture dedite all’allevamento. Per quanto riguarda la fauna selvatica, anche per i cinghiali vi è un confinamento con l’installazione di recinzioni a divieto d’ingresso e caccia in zone ritenute infette.